La forma del vulcano (descritta nella pagina successiva) e il tipo di attività (vedi la pagina sull'Attività) dipendono dalle caratteristiche della lava, ma anche dalla temperatura di emissione e dalla presenza dei componenti volatili. Abbiamo perciò otto tipi principali di eruzioni vulcaniche. Ricordiamo che non è semplice far rientrare un vulcano in una precisa categoria, anche perché può avere eruzioni differenti in diversi momenti della sua storia.
Eruzioni di tipo islandese
L'effusione avviene da fratture della crosta, con emissione di abbondante lava basaltica, le cui eruzioni ripetute possono originare i plateaux basaltici.
Eruzione lineare del vulcano Bárðarbunga in Islanda
Eruzioni di tipo hawaiiano
La lava è basica ed esce da vulcani a scudo, accompagnata da tranquille emissioni di gas senza esplosioni. Sul fondo del cratere si possono formare laghi di lava dai quali a volte sgorgano fontane di lava.
Cratere del vulcano Kilauea
Eruzioni di tipo stromboliano
La lava è abbastanza fluida ma tende a ristagnare nel cratere, provocando modeste esplosioni ogni qualche decina di minuti, sotto forma di zampilli di lava, a causa dell'accumulo dei gas.
Eruzione a Stromboli
Eruzioni di tipo vulcaniano
La lava andesitica è abbastanza viscosa e tende a formare un tappo solido che intrappola i gas. Quando si liberano c'è una forte esplosione con fuoriuscita di molto materiale piroclastico. In seguito vengono emesse abbondanti colate di lava viscosa, per cui i versanti presentano strati alternati di piroclasti e lava, dando origine a strato-vulcani.
Vulcano, nelle Eolie
Eruzioni di tipo vesuviano
Simile al precedente, ma più violento, con polverizzazione della lava a causa dell'esplosione e conseguente formazione di una grande nuvola di polveri e ceneri.
Eruzione del Vesuvio nel 1872
Eruzioni di tipo pliniano
Il nome deriva dalla descrizione dell'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che ha fatto Plinio il Giovane. La lava mediamente acida forma un tappo che esplode dopo un lungo periodo di quiescenza, emettendo una nuvola di ceneri e lapilli che assume la forma di un pino rovesciato. Molti frammenti cadono in forma di pomici.
L'eruzione di Pompei dipinta su una tela ottocentesca
Eruzioni di tipo peléeano
Il nome deriva dal monte Pelée, in Martinica, quando la va acida, viscosa e non molto calda si è solidificata nel condotto per essere poi stata spinta fuori dalla pressione dei gas sottostanti nella forma di spina, accompagnata da nubi ardenti.
Soufrière Hills nei Caraibi
Eruzioni di tipo idromagmatico
Quando l'acqua di una falda viene a contatto con il magma o con le rocce riscaldate da esso, viene rapidamente vaporizzata, aumentando enormemente di volume. La pressione fortissima che ne deriva, produce una violenta esplosione che fa saltare la roccia sovrastante, aprendo un varco verso l'esterno. Dal condotto esce una colonna di vapore (da non confondere con i geyser) insieme a frammenti di rocce e, eventualmente, lava finemente polverizzata.
Dal cratere esploso si genera un’onda di gas e frammenti di lava che si espande radialmente e rasoterra (base-surge), disperdendo i piroclasti ad anello intorno al cratere.
Forme di questo tipo si trovano nei Colli Albani e attorno al Vesuvio, ma si possono verificare anche con eruzioni sottomarine a modeste profondità.
Eruzione del vulcano Guagua Pichincha, in Equador (Credit: Miller, C. Dan. Public domain)