Il calendario di Romolo
Il più antico calendario, in uso nel periodo della Roma antica forse fin dalla sua fondazione (calendario di Romolo - 753 a.C.) - ma probabilmente è più recente di almeno due secoli -, era diviso in 10 mesi, di cui 6 di 30 giorni e 4 di 31 giorni e cominciava il 15 Marzo (l'1 Marzo secondo altri), con l'inizio della Luna piena: Martius (31 giorni), Aprilis (30), Maius (31) Iunius (30), Quintilis (31), Sextilis (30), September (30), October (31), November (30), December (30).
Questo calendario, pur essendo basato sulle fasi lunari - la parola latina mensis deriva, infatti, dal nome greco della Luna -, aveva mesi di 30 o 31 giorni mentre una lunazione dura circa 29,5 giorni.
I primi quattro mesi hanno nomi derivanti da divinità:
- Martius da Marte, dio della guerra;
- Aprilis da Afrodite, dea dell'amore e della bellezza, oppure deriva dal verbo aperire, riferito all'aprirsi dei fiori e al risveglio della natura;
- Maius da Maia, una delle sette Pleiadi, dea della fertilità, del nutrimento dei campi, che promuove la crescita, ma può derivare anche dall'aggettivo maius, maior, nel senso di abbondanza o, secondo Ovidio, dedicato ai maiores, cioè gli antenati, mentre Giugno era dedicato ai giovani, gli iuniores;
- Iunius da Giunone, dea della prosperità e del matrimonio o, come si diceva sopra, mese della gioventù.
Gli altri mesi hanno il nome che riflette la loro posizione nel calendario, così Quintilis è il quinto mese, ecc.
Sommando i giorni del calendario di Romolo si ottiene 304. Mancano quindi circa 61 giorni del periodo invernale per completare il ciclo di un anno solare. Essi non venivano contati, né assegnati a un mese, perché era il periodo in cui i campi non venivano lavorati.
Il calendario di Numa Pompilio
Nel 713 a.C. Numa Pompilio (754 a.C. - 673 a.C.), per far coincidere maggiormente l'anno lunare a quello solare, aggiunse due mesi alla fine dell'anno diventando un calendario lunisolare e mantenendo Martius come primo mese:
- Ianuarius (29 giorni), da Giano bifronte, dio dei cancelli e di tutti gli inizi e i momenti di passaggio, per cui si presenta con una faccia rivolta al passato e una al futuro;
- Februarius (28 giorni), dal dio etrusco Februus (poi Plutone), dio degli inferi, oppure da februare, cioè purificare.
Tolse, inoltre, un giorno ai mesi che ne avevano 30, così tutti erano di 29 (7 mesi) o 31 giorni (4 mesi), tranne Februarius, l'ultimo mese dell'anno. Questo venne diviso in una parte di 23 giorni, in cui finiva l'anno religioso (Terminalia), e una parte di cinque giorni.
Inizialmente Febbraio era posto dopo Dicembre e solo nel 449 a.C. è stato spostato dopo Gennaio.
Nell'ordine, i mesi sono i seguenti: Martius (31 giorni), Aprilis (29), Maius (31) Iunius (29), Quintilis (31), Sextilis (29), September (29), October (31), November (29), December (29), Ianuarius (29), Februarius (28).
In totale, il calendario di Numa Pompilio era composto da 12 mesi con 355 giorni, perciò rimaneva una discrepanza con il ciclo solare. Per questo il Pontefice Massimo aggiungeva dopo i Terminalia, circa ogni due anni, un tredicesimo mese alternativamente di 22 o 23 giorni, chiamato Intercalans (mese intercalare) o Mercedonius (mese della paga), inserito dopo il 23 Febbraio. Si ottenevano così anni di 377 o 378 giorni con la sequenza: 355, 377, 355, 378, 355, 377, 355, 378, etc.
Il numero 22 dei giorni intercalari deriva dalla differenza tra l'anno solare (365 giorni) e quello lunare (29,5 × 12 = 354 giorni), pari a 11 giorni (10,5 in realtà, perché l'anno lunare è di 354d 8h 48m 36s), che diventano 22 in 2 anni.
Successivamente, per evitare che il calendario rimanesse arretrato di un giorno rispetto alle stagioni, si attuò un ciclo di 24 anni diviso in 3 parti di 8. Nei primi 16 anni si seguiva lo schema precedentemente illustrato, mentre negli ultimo 8 le intercalazioni erano solo di 22 giorni tranne l'ultimo che era senza intercalazione. In questo modo si otteneva una durata media dell'anno di 365, 25 giorni, abbastanza vicina alla durata media dell'anno solare.
Queste regole avrebbero garantito una buona precisione se alcuni Pontefici Massimi, responsabili delle datazioni, non avessero allungato o accorciato l'anno per scarse cognizioni o considerazioni politiche e questo finì per accumulare un ritardo medio di tre mesi rispetto al ciclo delle stagioni.
Nel 153 a.C. (o nel 154 secondo Tito Livio) l'inizio dell'anno venne spostato dalle Idi di Marzo (15 Marzo) alle Calende di Gennaio (1 Gennaio) perché i consoli entrarono in carica da quel giorno per fronteggiare una ribellione in Spagna, ma tale modifica non fu accolta dagli ufficiali religiosi almeno fino all'epoca di Ottaviano (vedi più avanti).
Come si può osservare, le denominazioni si sono quasi tutte conservate nel nostro calendario, anche se la posizione è diversa: September non è più il settimo mese, ma il nono, ecc.
Calendario romano. Affresco della villa di Nerone ad Anzio, del 60 a.C. circa, prima dell'avvento del calendario giuliano
Il calendario giuliano
Per riportare il calendario al ritmo naturale delle stagioni, l'astronomo egizio Sosigene di Alessandria (I sec. a.C.), insieme a Gaio Giulio Cesare (100 a.C. - 44 a.C), riformò il calendario di Romolo «che già da tempo, per colpa dei pontefici - mediante l'abuso di inserire giorni intercalari - era talmente scompigliato, che il tempo della mietitura non cadeva più in estate e quello della vendemmia non più in autunno. Regolò l'anno sul corso del Sole» (Svetonio, Cesare, 40).
Esso fu promulgato nel 46 a.C. (708 dalla fondazione di Roma) da Giulio Cesare (calendario giuliano), in quanto Pontefice Massimo.
Il calendario è costituito da 365 giorni divisi in 12 mesi , svincolandolo dal mese lunare e di conseguenza essi non avevano più corrispondenza con le fasi lunari, perciò i noviluni non si ripetono (anche oggi) a ogni primo del mese.
Ogni 4 anni si aggiunge un giorno per allinearlo all'anno tropico, compensando il fatto che la durata non è di un numero intero di giorni. Si alternano così 3 anni “comuni” della durata di 365 giorni e 1 anno bisestile che dura 366 giorni. Mediamente, quindi, durava 365d 6h (365,25).
Calendario romano in pietra con tre mesi su ogni lato
Il termine “bisestile” deriva dal fatto che il giorno in più veniva inserito il sesto giorno prima delle calende di Marzo, cioè tra il 24 e il 25 Febbraio - contando anche i giorni di inizio e fine: 24-25-26-27-28-1 -, perciò questo giorno, non avendo un posto nella numerazione progressiva, era una ripetizione del giorno precedente (24): bis sexto die e da qui si ha l'”anno bisestile”.
Forse solo nel Medioevo, quando si cominciarono a contare i giorni del mese partendo dal primo, si aggiunse il giorno dopo il 28 Febbraio e quindi nell'anno bisestile questo mese aveva 29 giorni.
Rimane ancora una differenza di soli 11 minuti e 14 secondi, che però si faranno sentire nel corso dei secoli. Questo calendario, infatti, rimase in vigore fino al XVI secolo.
Il calendario entrò in vigore il 45 a.C. e questo fu il primo anno bisestile.
Per ovviare agli errori accumulati in precedenza, in quell'anno furono aggiunti all'anno precedente un mese di 33 giorni e uno di 34 tra Novembre e Dicembre, così il 46 a.C. durò ben 445 giorni divisi in quindici mesi, compreso quello intercalare che, secondo la vecchia norma, era caduto in quell'anno (ultimus annus confusionis).
Così Censorino (seconda metà del III secolo) descrive la riforma: «La confusione fu infine tale che Cesare, il Pontifex Maximus, nel suo terzo consolato, con Lepido come collega, inserì due mesi intercalari di 67 giorni tra Novembre e Dicembre, avendo già avuto in Febbraio un'intercalazione di 23 giorni, e così fece l'intero anno composto di 445 giorni. Nello stesso tempo prevenne la ripetizione di errori simili rinunciando al mese intercalare e adattando l'anno al corso solare. Per far ciò, ai 355 giorni dell'anno precedente, aggiunse dieci giorni, che distribuì tra i sette mesi che avevano 29 giorni, in modo che Gennaio, sestile e Dicembre ne ricevessero due ciascuno, e gli altri solo uno; e pose questi giorni aggiuntivi alla fine di ogni mese, senza dubbio col desiderio di non spostare le varie feste da quelle posizioni in ciascuno dei mesi che tanto a lungo avevano occupato. Così, nell'attuale calendario, sebbene vi siano sette mesi di 31 giorni, i quattro mesi che originariamente avevano quel numero sono ancora distinguibili avendo le nona il quinto giorno del mese. Infine, in considerazione del quarto giorno che riteneva concluso l'anno, stabilì la regola che, alla fine di ogni quattro anni, si inserisse un solo giorno dove era stato precedentemente inserito il mese, cioè subito dopo i Terminalia; quel giorno è ora chiamato bisextum» (De die natali 238 d.C. ?).
Inizialmente l'indicazione dell'anno bisestile rimaneva nell'arbitrarietà dei Pontefici, come era successo per il mese intercalare del precedente calendario, perpetuando la confusione, anche perché veniva inserito ogni 3 anni e non ogni 4, come prevedeva la riforma.
Gaio Giulio Cesare Augusto [Ottaviano] (63 a.C. - 14 d.C.) nell'8 a.C. ristabilì la corretta applicazione del calendario giuliano, aggiungendo il giorno bisestile ogni 4 anni e, per rimediare agli errori, che avevano già prodotto uno sfasamento di 3 giorni, sospese l'applicazione del bisestile per 12 anni. Solo dall'anno 8 d.C. si ebbe il primo vero anno bisestile.
L'inizio dell'anno è definitivamente fissato all'1 Gennaio e il mese intercalare fu eliminato.
I nomi e il numero dei mesi sono gli stessi del precedente calendario, ma con due novità.
Il mese Quintilis, su decisione del senato, nel 44 a.C. è diventato Iulius, in onore del console Giulio Cesare, nato in quel periodo dell'anno.
Il mese Sextilis fu chiamato Augustus in onore proprio dell'imperatore Ottaviano e, per non renderlo meno importante di Iulius, fu portato a 31 giorni togliendo un giorno a Febbraio, invertendo la durata degli ultimi quattro mesi per non avere tre mesi consecutivi di 31 giorni. Questa almeno è l'ipotesi del matematico e astronomo inglese Giovanni Sacrobosco (c. 1195 - 1256), secondo il quale i mesi avevano alternativamente 30 e 31 giorni (vedi tabella sotto), tranne Febbraio che era di 29 giorni. Tale ipotesi è oggi contestata e si pensa che i mesi avessero una distribuzione dei giorni uguale a quella attuale.
45 a.C. - 8 a.C. | Dall'8 a.C. | ||
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Ianuarius | 31 | Ianuarius | 31 |
Februarius | 29 - 30 | Februarius | 28 - 29 |
Martius | 31 | Martius | 31 |
Aprilis | 30 | Aprilis | 30 |
Maius | 31 | Maius | 31 |
Iunius | 30 | Iunius | 30 |
Quintilis | 31 | Quintilis | 31 |
Sextilis | 30 | Sextilis | 31 |
September | 31 | September | 30 |
October | 30 | October | 31 |
November | 31 | November | 30 |
December | 30 | December | 31 |