1° ciclo: Vulcanesimo basico
Mentre si depositavano le marne, da fessure della crosta marina, circa 42-43 milioni di anni fa, nell'Eocene superiore, cominciò ad uscire una lava scura e fluida che si espanse sul fondo, ricoprendo le rocce preesistenti.
Questa lava ha formato le rocce basaltiche, di colore scuro, con una quantità di silice inferiore al 50% costituita da silicati di magnesio e ferro (pirroseni), e calcio (plagioclasi) in matrice microcristallina con fenocristalli.
Basalto - Basalto Andesitico - Breccia di esplosione
Attualmente le rocce basiche le possiamo trovare a Castelnuovo (basalto andesitico), Vò Euganeo, Teolo, Boccon, Monte Oliveto (foto a destra) e parte di Monte Castello.
La lava è stata accompagnata dall'emissione di prodotti piroclastici (tufi) come nella foto a sinistra (Castelnuovo), formati da ceneri, lapilli, scorie mescolate ai sedimenti, a causa delle esplosioni (M. Fasolo) provocate dalla penetrazione di acqua nei condotti magmatici.
Il basalto ha formato inoltre dei pillow e ialoclastiti, cioè rocce vetrose che si frantumano a contatto con l'acqua.
Dopo questo primo ciclo eruttivo è seguito un periodo di relativa calma, in cui continuavano a depositarsi le marne euganee.
2° ciclo: Vulcanesimo differenziato
Circa 30 - 33 milioni di anni fa, nell'Oligocene inferiore, si ebbe una nuova fase vulcanica, sempre sottomarina, con magma di natura diversa, più acido e viscoso, che sollevò e frantumò gli strati sovrastanti, ricoprendo parzialmente i sedimenti calcarei e le rocce basaltiche del precedente ciclo eruttivo.
Si ipotizza che il magmatismo paleogenico euganeo derivi da un unico magma basico, originatosi nel mantello superiore che, a causa di un assottigliamento della crosta e della presenza di fratture in una tettonica distensiva, è risalito accumulandosi in camere multiple. Per un processo di cristallizzazione frazionata, da un magma originariamente basico, si sono originate le lave più acide del secondo ciclo a partire dai termini più ricchi in silice, rioliti e trachiti alcaline, alle latiti, con tenori di silice più bassi, fino ai basalti.
Le eruzioni oligoceniche ebbero luogo in ambiente sottomarino, ma probabilmente si conclusero con l’emersione dei rilievi maggiori.
Riolite
La riolite, di colore generalmente chiaro, contiene una quantità di silice superiore al 67% (rioliti alcaline) o 74% (rioliti alcaline persiliciche) costituita da quarzo, ortoclasio e plagioclasi.
Riolite alcalina e alcalina persilicica
La riolite alcalina è presente sul Monte Ricco (foto qui sotto), Monte Cinto (nella foto a destra la fessurazione colonnare sul Monte Cinto), M. Ortone, M. Solone, M. Rua, M. Delle Valli.
La riolite alcalina persilicica si trova invece sui Monti Venda e Vendevolo (foto in basso), M. Brecale, M. Orsara, M. Ventolone, M. Piccolo.
La riolite può formare filoni come quelli delle "Forche del Diavolo" (prima foto in alto) e dei "Denti de la Vecia". A volte, in seguito al brusco raffreddamento, la riolite si presenta brecciata, in facies ignimbritica o addirittura in facies vetrosa di tipo perlitico.
Breccia riolitica del M. Spinefrasse
Ignimbrite riolitica
Perlite del M. Alto
Trachite
La trachite è una roccia magmatica effusiva, di colore grigio o giallognolo con piccoli cristalli scuri di mica e zone più chiare di feldspati, molto importante dal punto di vista economico.
Dal punto di vista chimico è una roccia neutra, con una percentuale in silice tra il 65% e il 55%. Il termine di passaggio tra la riolite e la trachite è la quarzotrachite alcalina, seguita dalla trachite alcalina (nell'ordine, prima e seconda foto qui sotto) e infine la trachite in senso stretto.
La quarzotrachite si trova sul Monte della Madonna, M. Grande (la foto a sinistra evidenzia la fessurazione colonnare), M. Rusta (foto a destra), M. Cero.
Montemerlo, M. Altore, M. Comun, M. Bello, M. Lozzo (foto a sinistra) sono formati da trachite alcalina, mentre M. Rosso, M. Lonzina e Monte Gemola (foto a destra) sono di trachite.
La trachite si può trovare brecciata, come nel camino d'esplosione di Villa Draghi (foto a sinistra) o in filoni, anche imponenti, come Rocca Pendice, dove, nella foto a destra, si presenta con fessurazione colonnare.
Rocce basiche
La latite, di colore grigio scuro, ha una percentuale in silice compresa tra il 55% e il 50%; presenta una massa di fondo microcristallina o vetrosa, con immersi fenocristalli di pirosseno, anfibolo, miche, plagioclasio.
Latite - Camino di esplosione con breccia latitica - Breccia latitica del Ceva
Questa roccia si trova a Baone nel laccolite di M. Cecilia (foto a sinistra, dove si vede la fessurazione colonnare), sul M. Croce (foto a destra), M. Ceva e M. Sengiari. In quest'ultimo è visibile il camino di esplosione riempito da breccia latitica. Il gruppo del M. Ceva è inoltre ricoperto da un'imponente coltre di brecce prodotte dal repentino raffreddamento della lava a contatto con l'acqua.
Oltre alla fessurazione colonnare, la latite presenta spesso una esfoliazione cipollare, ben evidente nel M. Cecilia e Baiamonte foto a sinistra). Si tratta di un processo di alterazione progressivo, dovuto all'idrolisi di alcuni minerali, che si manifesta come una desquamazione della roccia secondo superfici concentriche e che procede dall'esterno verso l'interno del blocco, generando una morfologia a cipolla.
Vista la fluidità della lava sono spesso presenti filoni latitici anche importanti, come quello di Calto Contea che si è insinuato orizzontalmente tra le marne (foto a destra).
A Baone è possibile trovare anche l'andesite.
Il ciclo terminò con filoni basaltici il cui basso tenore di silice li rende fluidi e in grado di incassarsi facilmente in altre rocce. Nella foto a destra è evidenziato un filone basaltico incassato nella riolite sul M. Brusà.
Alla fine del ciclo eruttivo le cime più alte emergevano dall'antico mare formando un arcipelago di ripidi isolotti.
L'attività eruttiva euganea si è manifestata dunque quando le altre zone del Veneto erano in fase di quiescenza. Nei Lessini, infatti, il vulcanesimo è stato attivo nel Paleocene e nell'Eocene inferiore e medio, e solo alla fine del secondo ciclo eruttivo euganeo riprese l'emissione di lava basaltica nei Berici e nel Marosticano.